La timidezza affligge e blocca moltissime persone, specie tra i giovani. Chi ne soffre avverte una marcata sensazione di inadeguatezza con manifestazioni somatiche facilmente visibili agli altri (es.: rossore, sudorazione incontenibile, pollachiuria…); il conseguente comportamento diventa lo specchio del disagio interiore e chi ne soffre tende a chiudersi in sé stesso/a, talvolta scavalcato/a nel lavoro e negli affetti da individui con minori qualità ma maggiore nonchalance di lui/lei.
Spesso questo disagio si lega ai seguenti fattori: A) sensi di colpa e vergogna; B) non accettazione del proprio corpo o di alcune parti di esso con confronto ossessivo verso gli altri; oppure per innata dismorfo-somato-gnosìa; C) sentirsi brutti e/o ipodotati.
La terapia per sconfiggere questo disturbo consiste principalmente nella ricerca dei talenti nascosti (ciascuno ne possiede a sufficienza ma, spesso, non vengono investiti in modo giusto) con i quali ri-progettare pian piano, con pazienza, tenacia e perseveranza, comportamenti nuovi e, finalmente, vincenti. Diventa una specie di caccia al tesoro condotta da terapeuta e paziente in condivisione sinergica. Si riesce a cogliere il risultato atteso se tra i due si genera empatìa e se si seguono insieme indizi psicologici ben precisi in progressio.
Il talento in antichità ha avuto due significati; in epoca greca esprimeva il peso, variabile da una regione all’altra; in media intorno ai 26 kg; e, in quella romana una moneta, circolante in Grecia e Palestina. E’ nota a tutti la parabola di Gesù nel Vangelo secondo Matteo 25, 14-30, nella quale si narra di un signore che affidò in custodia, ad alcuni suoi servi fidàti, un numero diverso di talenti e si enfatizza il fatto che a quello al quale ne era stato dato uno solo e lo nascose, al ritorno se lo riprese e lo rimproverò; mentre da chi li aveva fatti fruttare pretese solo la restituzione di quelli concessi in custodia e li lodò. Nel gergo corrente si attribuisce al termine il significato di abilità particolare ed innata, per cui, chi ne è in possesso raggiunge risultati importanti senza grandi fatiche; si parla di talento musicale, artistico, ginnico, mnemonico, conversazionale, mimico, ironico… ed altro.
Il percorso di ricerca e di valorizzazione delle abilità innate prevede sette passi in sequenza, secondo il seguente ordine:
1. CONNESSIONE
2. INTUIZIONE EMOTIVA
3. PROATTIVITA’
4. VISIONE PROGETTUALE
5. MODELLAZIONE
6. ADATTABILITA’
7. RESILIENZA
Il/a paziente viene addestrato a compiere, step by step, un percorso di empowerment atto a prendere dimestichezza con i centri nervosi dei principali domìni mentali automatici e volontari, tali da rendere spendibile il desiderio di ottenere la guarigione dei propri disagi accumulati a causa della timidezza. Mutuando alcune metodiche dalla Mindfulness, si insegna a procedere nella conoscenza del sé, un passo alla volta assaporando, nel mentre, le infinite funzioni del corpo umano con inizio dal respiro; si superano, così, gradualmente, pregiudizi e automatismi stabilizzati nel tempo, prodotti, per lo più, da esperienze negative vissute in precedenza. Si impara ad accogliere con amore ciò che si scopre, ad attenuare la tensione derivata dal volere che le cose intorno stiano in un altro modo e ad accettarsi così come si è nella realtà, fino a riuscire a padroneggiare con destrezza il proprio libero arbitrio.
Con l’ipnosi, se il soggetto è recettivo, si procede in tre tappe. Come primo passo si insegna a governare l’ansia e a conseguire uno stato di calma in ogni circostanza; presa consapevolezza della propria capacità nel modificare lo stato di coscienza, si va al secondo passo insegnando a mobilizzare gruppi omogenei di neuroni per attivare da una parte la capacità di guardare in profondità gli avvenimenti (super-coscienza) e, dall’altra, a saper risolvere rapidamente i problemi (super-logica) andando a vivere all’interno di queste nuove infrastrutture, immaginandosi, se necessario fuori dal corpo in OBE (out body experience). Il terzo passo prevede il consolidamento dei risultati conseguiti e della consapevolezza costante di ciò che si sta mettendo in atto. In altre parole: al corpo bisogna sempre dire la verità, quando si cambia qualcosa. Non è prevista alcuna forma di raggiro o di inganno.
Qualsiasi metodica si utilizzi, indicatore del buon profitto ottenuto è la scomparsa graduale dei sintomi e la consapevolezza di essere in grado di avere le chiavi per esprimere comportamenti giusti e adatti ad ogni singola situazione, fino a rinchiudere la timidezza nell’archivio dei ricordi.
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