Senectus ipsa morbus, dicevano gli antichi Romani; tradotto in Italiano: “La senilità è di per sé stessa una malattia”. Questo assioma, negli ultimi anni, è stato in gran parte superato dalle moderne acquisizioni scientifiche; è, però, intervenuto un nuovo modo – fortunatamente di nicchia – per denigrare la vecchiaia: l’Ageismo; senza tener conto che, se non si muore prima, inevitabilmente, tocca a tutti diventare vecchi.
L’anziano, se ben valorizzato, in tempi di ristrettezze economiche come quella attuale, diventa una risorsa importante. Dipende molto da lui/lei sapersi integrare nella famiglia in continua evoluzione e farsi voler bene, anche se non tutti i componenti risiedono sotto lo stesso tetto.
Si diventa anziani quando, di norma, si esce dal mondo produttivo, intorno ai 65 anni circa. Si entra nella vecchiaia a 75. Più l’età avanza e più cresce il rischio di acciacchi. Per questo, fin da giovani, è bene investire in prevenzione seguendo corretti stili comportamentali, finalizzati ad aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita (giusto per riportare un eufemismo attribuito a Rita Levi Montalcini).
Le malattie acute sono causate dagli stessi agenti aggressivi delle altre età, così dìcasi per la traumatologia. Quelle croniche sono determinate, per ordine di incidenza, dalle seguenti cause: malattie neoplastiche, cardio-circolatorie, polmonari, osteo-articolari, decadimento delle attività cerebrali, riduzione funzionale progressiva degli organi di senso. Lo spauracchio maggiormente insidioso per l’anziano, da prevenire ad ogni costo, è la perdita delle autonomie e della capacità deambulatoria.
Le patologie più subdole dal punto di vista psicologico sono le seguenti:
DEPRESSIONE SENILE
RALLENTAMENTO DELL’IDEAZIONE E DELLA MOTILITA’
SOLITUDINE
EMARGINAZIONE
RITIRO SOCIALE
In estrema sintesi, l’età geriatrica presenta una maggiore fragilità rispetto alle altre fasi della vita, perciò è molto importante utilizzare tutti gli accorgimenti suggeriti dalle moderne linee guida comportamentali del Ministero della Salute. Se ci si attiene con diligenza si può davvero prolungare il benessere psicofisico percepito e godersi i benefici del meritato riposo, facendo leva sull’esperienza accumulata nel tempo, specie dopo una lunga vita spesa in gran parte nel mondo del lavoro e di dedizione alla famiglia.
La Psicogeriatria interviene con rigore scientifico in ausilio alle difficoltà del quotidiano. La prima valutazione da compiere è se l’anziano/a vive in coppia, in famiglia o se in solitudine; in quest’ultimo caso, se da sempre, oppure perché è rimasto/a vedovo/a. In qualsiasi condizione si trovi, l’ambiente domestico è di vitale importanza; così per il resto della rete famigliare, amicale e di vicinato. Tutte le attività svolte insieme agli altri, specie se in regime di Volontariato, contribuiscono al benessere complessivo della persona. Le direttrici più importanti da perseguire con metodo rigoroso sono: la motilità attiva e gli interessi socio-culturali.
In età senile, all’interno della coppia, si possono davvero raccogliere i frutti più gustosi di un lungo periodo di reciproca donazione; là dove regna sovrano l’amore vero, il bene e i suoi contorni si percepiscono empaticamente da entrambi. La riprova di questa affermazione sta nel constatare che se uno dei due si blocca per malattia, anche l’altro/a ne soffre di conseguenza; avviene una specie di rottura di incantesimo. Se, al contrario, i legami non si sono strutturati nel tempo su basi veramente solidi, si slatentizza il desiderio di allontanamento verso la via risolutiva della convivenza; in questo secondo caso la malattia dell’uno/a diventa un alibi prezioso all’altro/a per uscire dalla coppia (“non ce la faccio più… non sono un’infermiere/a”).
Fin qui, nulla quaestio. A volte – ed è più grave ancòra – la passività dell’uno/a contribuisce al progressivo e subdolo logoramento della relazione; armonia di coppia è, concettualmente, anche presa di posizione decisa e forte nelle situazioni ove occorre; valga per tutte il seguente esempio: se uno/a dei due è caduto/a nel vizio dell’alcol, l’altra/o con dolcezza, tenacia e fermezza ha il dovere di proibirgli/le l’abuso ed esercitare su di lui/lei un controllo deciso sul comportamento deviato; mai far finta di nulla! Amore è soprattutto sinonimo di condivisione. Nei Centri dedicati al recupero degli alcolisti è fondamentale la partecipazione in parallelo al gruppo dei famigliari.
In questo Studio si offrono consulenze per analizzare le complessità delle singole situazioni, porre una diagnosi di certezza e valutare con i/l richiedente/i le possibili soluzioni per risolvere quelle situazioni psicologiche difficili determinate dalla solitudine – emarginazione, dalla depressione, dal progressivo ritiro sociale e/o dai conflitti di coppia, con un percorso condiviso ad obiettivi mobili. In altri termini, si cerca di centrare un primo risultato minimale e, se la metodica funziona, si passa ad un altro obiettivo e così via.
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